martedì 28 luglio 2015

Deus Ex Machina - Gladium Caeli (1991)

I Deus Ex Machina prendono vita nel 1985, in risposta al panorama musicale internazionale e soprattutto nazionale. Alberto Piras voci, Maurizio Collina alla chitarra, Luigi Ricciardello alle tastiere, Alessandro Bonetti al violino, Alessandro Porreca al basso e Marco Matteuzzi alla batteria. Fin dall'inizio la formazione bolognese ha tracciato una strada ricca di soluzioni originali che la poneva al di fuori dei luoghi comuni presenti nel rock. La scelta del latino rappresenta una delle loro peculiarità più appariscenti, viene motivata dal gruppo non come snobismo, ma come l'esigenza di una lingua che unisca la semplicità fonetica delle lingue tronche mantenendo la melodia e l'estrema ricchezza delle lingue piane come l'italiano. Musicalmente il gruppo si appoggia a qualsiasi riferimento di stile, cercando di applicare ad un linguaggio prettamente rock tutto ciò che può giovare ad espandere i contenuti. A tal fine il gruppo s'impegna sempre a curare minuziosamente la propria tecnica compositivo-strumentale, per appropriarsi del maggior numero di linguaggi musicali possibili.

É solo nel 1991 che i Deus Ex Machina arrivano alla loro prima prova discografica con Gladium Caeli, trasposizione su cd dell'omonima opera rock scritta dal gruppo bolognese negli anni precedenti e rappresentata in teatro. Si tratta di un lungo concept e la registrazione in soli due giorni, praticamente live, ha lasciato intatto il potenziale espressivo della band; colpisce il suo potente impatto sonoro e l'enorme professionalità ed originalità del gruppo che non ha eguali nel panorama progressive (e non solo): tecnica strumentale sopraffina ed una varietà di stili tutti proposti con lucidità e fantasia. Il gruppo riesce a spaziare dagli Emerson Lake and Palmer, agli Area, agli High Tide, ma non manca una base hard con richiami ai Led Zeppelin, Deep Purple e Uriah Heep. Siamo lontanissimi da un certo tipo di prog romantico; c'è un continuo alternarsi di momenti molto sostenuti con grandi assoli di chitarra, sconvolgenti incroci chitarra-violino sorretti da una sezione ritmica in bella evidenza con la batteria quasi costantemente impegnata in tempi complessi, ed improvvise aperture liriche, in una miscela non immediatamente accessibile ma di sicuro fascino. Il magnetico cantante Alberto Piras, sorta d'incrocio tra Stratos e Di Giacomo, Byron e Gillan, irrompe sulle note dell'iniziale Expergi con molta padronanza, ma tutti i musicisti possiedono doti non indifferenti che permettono loro di reggere un tour de force come Arbor, 16 minuti di follia tenuti in piedi da un filo logico e senza la benché minima dispersione, con un inizio acustico ed una parte cantata da brividi. La sinfonica title-track è un tributo alla fantasia, mentre Ignis ab caelo rievoca la migliore PFM.
Se progressive vuol dire prima di tutto ricerca, i Deus Ex Machina raggiungono la perfezione pur senza abbandonare certi stilemi. 
Qui c'è il passato, il presente e il futuro della Musica; si può gridare al miracolo perché il miglior gruppo degli ultimi anni ce l'abbiamo in casa. 

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